MIGLIORI LOOK IN MOSTRA: DAVID BOWIE IS

Uno dei pochi eventi degli ultimi anni degni di restare nella memoria collettiva è la mostra dedicata a David Bowie, aperta per la prima volta nel 2013 al Victoria and Albert Museum di Londra e ora divenuta itinerante e ancora visitabile da qualche parte del mondo. Da estimatrice di Bowie quale sono, non ho potuto fare a meno di volare a Londra solo per vederla, ma è indubbio che non si tratta di un’iniziativa rivolta agli ammiratori di un qualsiasi cantante alla moda, quanto dell’omaggio alla decennale carriera di un artista cui si fa un torto a definirlo solo “musicista”. L’ambizione (soddisfatta) della mostra era infatti quella di documentare la poliedrica attività di Bowie a 360 gradi, dalla musica al mimo, al teatro, al cinema, non ultima alla pittura. Dimostrando come Bowie abbia saputo essere sia catalizzatore che ispiratore dei fermenti culturali più significativi dell’ultimo mezzo secolo, spesso facendosi mediatore tra cultura “alta” e cultura “di massa” come nessun altro è stato capace. Credo che queste siano le reali motivazioni che hanno spinto un museo prestigioso come il V&A a dedicare una retrospettiva di così grande portata a un personaggio come Bowie: il dovuto riconoscimento di una nazione (un minimo di orgoglio nazionale da parte del Regno Unito ad un suo illustre figlio mi sembra di averlo percepito) ad un artista multiforme e geniale, che è riuscito a segnare un’epoca difficile da interpretare, come la nostra. In mostra, una quantità pressoché sterminata di materiale: numerosissimi gli oggetti e memorabilia vari, tra cui strumenti musicali, i manoscritti originali dei testi delle canzoni (indimenticabile il foglietto stropicciato di carta millimetrata su cui sono annotate le parole di “Heroes”!), oggetti di scena dei film, copertine dei dischi. Inoltre fotografie, video rari o inediti, ma anche opere d’arte sia di artisti come Andy Warhol o Victor Vasarely che di Bowie stesso, il quale è infatti anche pittore oltre che amatore d’arte e collezionista. Il tutto presentato con una scenografia spettacolare ad alta tecnologia, grazie ad una sinergia di audio e video resa possibile da un sofisticatissimo e innovativo sistema. In mezzo a tutto questo, la parte da leone la fanno però i costumi di scena, esposti a decine, forse a centinaia su manichini che riportano le fattezze del vero Bowie, grazie all’uso di un calco preso direttamente dalla sua faccia nel 1974. Se l’impatto dell’aspetto scenico di Bowie è stato enorme sulla cultura di questi decenni, altrettanto lo è quello di trovarsi di fronte ai costumi originali che hanno reso possibile tutto ciò. Fin dai primi anni di carriera, ancora giovanissimo, Bowie dimostrava di avere una cura particolare per il suo look. Ma è con i primi anni Settanta e con la “nascita” di Ziggy Sturdust che si registra il passaggio a qualcosa di più di un look accattivante per supportare la propria immagine pubblica. MI riferisco al fatto che da questo momento l’aspetto fisico di Bowie, grazie all’apporto di stilisti come Freddie Burretti e Kansay Yamamoto, e di truccatori come Pierre Laroche, diventa una forma d’arte parallela, supportata dal suo stesso atteggiamento scenico, allenato grazie agli studi giovanili da mimo con Lindsay Kemp e sviluppato nel tempo grazie alla sua grande sensibilità artistica. Emblema massimo di tutto questo, un video come quello di “Life on Mars?”, in cui tutto è incentrato sulla figura di Bowie, che rassembra le sembianze di un alieno tramite un completo azzurro e gli occhi cerchiati dello stesso colore, a contrasto con i capelli rossi. Attorno: il nulla. La forza del video è dovuta tutta al contrasto cromatico e alla presenza scenica di Bowie, su cui la camera si sofferma con insistiti primi piani. Successivamente, invece, Bowie si avvale delle creazioni dello stilista giapponese Yamamoto, in alcuni casi vere e proprie sculture, spesso ispirate all’Oriente, così come il trucco, che si rifà al teatro kabuki. Abiti che, visti da vicino, rivelano ricami raffinatissimi e colori sgargianti. Mi è impossibile riassumere ora l’intera sequela degli infiniti travestimenti del camaleontico Bowie: volevo piuttosto dare uno sguardo d’insieme sulla mostra, la cui attrattiva principale sono proprio i costumi. In definitiva, un assaggio di quello che proporrò successivamente, visto che non mi posso assolutamente esimere dall’analizzare nel dettaglio la carriera di Bowie sotto il punto di vista scenico, proprio perché in questo campo è stato uno dei personaggi più significativi dei nostri tempi.


FONTI: 

Il bellissimo catalogo della mostra è diventato un punto di riferimento per ogni appassionato di Bowie. E’ ancora acquistabile online:

Bowie is cat

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